Quando si produce un coltello, ci sono tanti elementi che fanno
la differenza. Oltre ad una differenza di pregio nella scelta
dei materiali, è la manodopera necessaria a compiere certe
operazioni, strettamente connesse alla complessità di
costruzione che rende più prezioso l’oggetto. In una zuava con
sodo in ottone, per esempio, è il perno che guida il sodo nella
sua posizione definitiva rendendo più semplice l’allineamento
con la struttura interna del coltello.
La rifinitura si ottiene
con un'unica passata di nastro abrasivo. Al contrario, una zuava
alla vecchia maniera è più pregiata in ragione di una
costruzione più complessa; il sodo viene saldato, finito, e solo
successivamente attraversato dal perno esterno, ribattuto e
lasciato a rilievo, come si usava un tempo, costringendo fra
l’altro ad una doppia finitura separata, quella della testina e
poi quella del corno. |
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I motivi che giustificano le differenze
(anche di costo) possono risiedere anche nella lavorazione della
lama, come nel caso della zuava povera che non presenta il filo
rasoio, o come nel caso del bergamasco e del ronchetto della
Valtellina le cui lame non presentano alcuna pianella.
Una notevole perizia nella finitura del manico (che è
bene ricordarlo viene modellato e finito esclusivamente
a mano libera, con gesti rotondi ed abili) appare per
esempio nel maremmano e nel senese e più in generale
ogniqualvolta le mani, aiutate da minuscole lime,
punteruoli, seghe e altri piccoli utensili,
impreziosiscono e abbelliscono i modelli in punta di
corno.
Un modello in punta di corno,
particolare che viene spesso trascurato, vale ben più
dell’equivalente ferrato e Consigli ha fatto, di questa
particolarità, il suo fiore all’occhiello. Gli alloggiamenti per lama e molla di un
fiorentino, realizzati manualmente in un solo pezzo di corno, o
di legno, danno infatti un idea della sua difficoltà di
realizzazione basti poi pensare alle difficoltà di assemblaggio
di tutti i pezzi che lo compongono e che devono |
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